Appunti blog 29: GILBERT KEITH CHESTERTON (4)
… Il coraggio è quasi una contraddizione in termini.
Significa un forte desiderio di vivere,
proiettato nella possibilità di essere pronti a morire.
… Un soldato circondato dai nemici, se deve aprirsi un varco,
deve provare un forte desiderio di vivere
e al tempo stesso non curarsi di morire.
Non deve soltanto aggrapparsi alla vita,
perché in tal caso sarà un codardo,
e non avrà scampo.
… Ma il cristianesimo ha fatto di più
mostrando la distanza tra colui che muore per amore della vita
e colui che muore per amore della morte.
… il coraggio cristiano,
che è disprezzo della morte,
e non il coraggio cinese,
che è disprezzo della vita.
… La carità è un paradosso, come la modestia e il coraggio.
Definita in modo nudo e crudo, carità significa certamente una delle due cose:
perdonare atti imperdonabili
o voler bene a persone che è impossibile amare.
… Un pagano sensato direbbe che esistono persone che si possono perdonare
e altre che non si possono perdonare:
uno schiavo che ha rubato del vino potrebbe essere schernito;
uno schiavo che ha tradito il suo benefattore potrebbe essere ucciso
e insultato anche dopo essere stato ammazzato.
Fin dove l’atto è perdonabile, l’uomo è perdonabile.
Questo è altrettanto razionale
e persino rasserenante
… Non lascia spazio al puro orrore dell’ingiustizia.
Non lascia spazio alla pura tenerezza verso gli uomini in quanto tali
… il cristianesimo è arrivato anche qui.
È arrivato di colpo come una spada e ha separato una cosa dall’altra.
Ha diviso il crimine dal criminale.
Il criminale che dobbiamo perdonare fino a settanta volte sette.
Il crimine che non dobbiamo perdonare affatto.
Non era abbastanza che gli schiavi che rubavano il vino ispirassero in parte collera e in parte clemenza.
Dobbiamo essere molto più intransigenti di prima verso il furto
e tuttavia molto più clementi di prima con i ladri.
L’amore e la collera hanno tutto lo spazio per esprimersi liberamente.
(Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia, Lindau editore, 2016, p. 146, 149)