Appunti blog 36: GILBERT KEITH CHESTERTON (11)
… In breve, se il paganesimo classico fosse rimasto fino ad ora,
molte cose potevano egualmente esser sopravvissute con lui,
e sarebbero pressapoco come quelle che chiamiamo religioni orientali.
Ci sarebbero ancora i pitagorici a insegnare la reincarnazione,
come ci sono gli indù che insegnano la reincarnazione.
Ci sarebbero gli stoici con la loro religione di ragione e di virtù,
come ci sono i confuciani che della ragione e della virtù fanno una religione.
Ci sarebbero i neoplatonici a studiare verità trascendentali,
il cui significato è misterioso ad altri, e perfino disputato fra loro;
come i buddisti ancora studiano un trascendentalismo
misterioso ad altri e disputato fra loro.
… Se la metempsicosi di Pitagora ci fosse ancora,
noi la chiameremmo religione pitagorica
così come parliamo di religione buddista.
Se ci fossero ancora le nobili massime di Socrate,
potremmo parlare di religione socratica
come parliamo di religione di Confucio.
… Se la letteratura fosse ancora basata sulla mitologia greca,
potremmo chiamare quella mitologia religione,
come chiamiamo religione la mitologia indù.
… Ma se noi chiamiamo l’ultima tradizione di Pitagora
o la tardiva leggenda di Adone
col nome di religione,
allora dobbiamo trovare un altro nome per la Chiesa di Cristo.
… Si suole ripetere che l’uomo somiglia alle altre creature.
Sì;
ma questa somiglianza egli solo può vederla.
Il pesce non trova il modello della spina di pesce nelle folaghe
che volano al di sopra di lui;
l’elefante e lo struzzo non paragonano i loro scheletri.
Anche nel senso in cui l’uomo è tutt’una cosa con l’universo,
è una universalità perfettamente solitaria.
Il fatto stesso di sentirsi unito a tutte le cose basta per separarlo.
(Gilbert Keith Chesterton, L’uomo eterno, Rubbettino editore, 2023, p. 283, 284, 285, 313))