Appunti blog 9: JUAN DONOSO CORTÉS (3)

negare la sua unità e la sua solidarietà

equivale a negare che nei diversi momenti della sua vita egli sia una stessa persona.

Se non vi è un vincolo che unisca il tempo passato al presente

e il presente al futuro,

ne consegue logicamente che l’uomo esiste solo nel momento presente,

e in tal caso è evidente che la sua esistenza è più fenomenica che reale.

Se non vivo nel passato, perché è passato

e perché non esiste unità tra il presente e il passato;

se non vivo nel futuro, perché il futuro ancora non esiste

e perché quando sarà non sarà già più il presente;

se io vivo soltanto nel presente, e il presente non esiste

perché nel momento stesso in cui si afferma la sua esistenza è già passato,

ne consegue che la mia esistenza è più teorica che pratica,

perché in realtà se non esisto in tutti i tempi

non esisto in alcun tempo.

Io non posso concepire il tempo se non nelle sue tre forme considerate nel loro insieme,

per cui non mi è possibile concepirlo quando le considero separatamente.

Il passato non è altro che una cosa che ormai non esiste più;

il futuro non è altro che una cosa che non esiste ancora;

e nessuno è in grado di arrestare il presente per il tempo necessario ad affermarlo come tale,

dopo essere sbocciato dal futuro e prima di convertirsi in passato.

Pertanto, affermare l’esistenza dell’uomo, dopo aver negato l’unità dei tempi,

significa concedere all’uomo solamente l’esistenza di tipo speculativo del punto matematico. 

 

(Juan Donoso Cortés (1809-1853), Saggio sul cattolicesimo, il liberalismo e il socialismo, Traduzione Giovanni Allegra, Rusconi, 1972, p. 359)

 

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