“Turchi e azeri ci vogliono morti, noi armeni difendiamo la cristianità”
… “Da qui, mentre sento i rumori degli spari e delle bombe, posso vedere quanto è grande la menzogna dei media occidentali”
… “Non è vero che sono morte centinaia di persone, ma migliaia; non è vero che ad attaccare siamo stati noi ma l’Azerbaijan; non è vero che stanno colpendo solo la regione del Nagorno-Karabakh ma anche l’Armenia”
… ci sono giornali che scrivono che l’Armenia con solo 3 milioni di abitanti ha invaso gli azeri, che sono sostenuti dai turchi e dai Jihadisti. E’ ridicolo
… L’Armenia è il più antico paese cristiano. Paese che si trova fra la Turchia e l’Azerbaijan che ci vedono come l’ostacolo al sogno pan-turco
… furono sterminati un milione e mezzo di armeni con metodi barbari
… Azerbaijan, uno Stato che esiste solo dal 1921
… una terra tutta armena e cristiana che non c’entra nulla con l’Azerbaijan turco-musulmano
… “se moriamo, moriamo tutti insieme ma prima di morire dobbiamo aver combattuto”
… “Mamma – ha scritto – quando qualcuno muore noi diciamo che sta andando a Casa”. I musulmani ci sgozzano ma noi moriamo con dignità
… ordinato la distruzione di migliaia di croci armene
… se si fossero convertiti all’islam si sarebbero salvati, non sarebbero stati torturati, i neonati non sarebbero stati sgozzati… ma hanno preferito morire martiri. Se noi armeni cristiani ci siamo ancora è grazie a questo sacrificio, altrimenti saremmo tutti musulmani
Hyperallergic (la distruzione)
La Stampa (migliaia di croci armene)
Canzone sulla linea del fronte
“Le ferite di una terra colpita alludono ad un posto dove c’è una guerra continua….un giovane soldato scrive nostalgicamente una lettera che include le memorie della sua terra paterna…non piangere madre, aspettami, tornerò…”.
A questo punto della canzone un compagno si copre il viso con le mani e piange. “Ti amo caramente – continua il soldato – mi manchi madre, ricordo le tue parole: ‘Ama la terra armena’. Sì, ricordo le tue lacrime quando parlavi del genocidio, sì ricordo la mia terra paterna, i nostri alberi di pioppo antichi in giardino, il rumore del ruscello, dove facevo i miei giochi di bambino…il giovane soldato balza in avanti stringendo i denti, è breve la distanza dalla linea di contatto dove il nemico sta facendo irruzione nella terra armena, ma quanto sono brevi quei passi pacifici rispetto agli infiniti passi necessari per difendere l’esistenza armena…proprio mentre si pensa che l’avanzata del nemico sia stata arrestata, (il soldato) viene colpito da uno sparo, stringe nelle mani la lettera aperta e forata, caduta sotto il cielo aperto e azzurro. Guardò il cielo azzurro soffermandosi sui ricordi della sua casa paterna e del pioppo invecchiato sotto il quale sua madre attende la lettera…il tramonto si avvicina, la valle sperimenta un silenzio innocente, la discendenza gravemente ferita della terra armena giace gravemente ferita. In attesa della morte imminente. Oh se solo potessi volare a casa”